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Zusatztexte zu Heft 2/2016

 

Mutamenti in armonia con poesia e immagine, musica e danza        von Cornelia Betz

Wandlung – eine Einladung zur Transformation      von Lorraine Pratt rscj


Traduzione italiano: 

Mutamenti in armonia con poesia e immagine, musica e danza(Cornelia Betz)
Hermann Hesse scrisse e dipinse Favola d’amore. Le trasformazioni di Pictor all’inizio degli
anni Venti del ventesimo secolo; questa fu la sua unica fiaba illustrata. Dopo averne composto
alcuni manoscritti per degli amici, dedicò una versione particolarmente bella, piena di colori
della fiaba d’amore di Pictor (del pittore) alla sua futura moglie Ruth. Nel 1975 la casa
editrice Insel pubblicò questa fiaba in versione facsimile, assieme ad alcune delle sue poesie.
Sicuramente il legame d’amore allora fresco con Ruth, la vita del sud nel Ticino, l’incontro e
il lavoro con Carl Gustav Jung gli dettero ispirazione per la sua fiaba d’amore.
La vita quotidiana per lui era spesso irritante e deludente, e così egli cercava delle verità
interiori molto distante dalla “realtà” (vedi La vita in breve di Hesse, 1921-1924)1. Con Le
trasformazioni di Pictor egli è riuscito a descrivere in maniera incantevolmente poetica e
colorata un cammino dell’anima. Pictor è alla ricerca della felicità e nel Paradiso vive cose
magiche, belle ed eccitanti, la polarità e l’unità, il desiderio e la trasformazione, il
radicamento e l’isolamento, la tristezza e lo struggimento. Finalmente trova egli stesso in
Paradiso, nell’unione con la sua giovane Anima, la dote della trasformazione eterna e prende
parte alla “creazione che rinasce ogni ora”. La lingua in prosa di Hesse si trasforma in
continuazione tutto d’un tratto in poesia rimata e torna di nuovo indietro, così il testo rimane
nella forma e nel contenuto in divenire, in un processo di trasformazione.
Le trasformazioni di Pictor occupano Hesse fino in tarda età. Per decenni non fece pubblicare
la fiaba nonostante le molte richieste, bensì la dipinse e la scrisse di proprio pugno in diverse
variazioni.
In un foglio di appunti di Hesse del 1949 si legge:
“Mi fa ancora sempre piacere trasformare una manciata di fogli bianchi in una scrittura di
immagini e sapere che la scrittura si trasformerà a sua volta, in soldi dapprima, ma poi in
pacchetti con caffè, riso, zucchero e olio e cioccolato… allora per i prigionieri di guerra, è
stato tanto tempo fa, e poi… perché ne avevo bisogno io stesso… Oggi… con gli anni e i
decenni sono diventato sempre più un amante di ciò che è individuale e differenziato, contro
qualsiasi tendenza dei nostri tempi”2. Hesse stesso fece sempre notare che questa fiaba era
nata totalmente dalle immagini. Egli sottolineò anche come doveva essere recepita: “La fiaba
di Pictor dovrebbe essere letta ad alta voce, è così che è pensata”3. In questo modo nasce un
collegamento favoloso tra immagine, prosa, poesia e suono delle parole.
Rivolgiamo il nostro sguardo al ciclo di danza Trasformazione, che Friedel Kloke-Eibl ha
coreografato con la musica di Uli Führe.
Führe per il ciclo di danza di Friedel ha in parte composto e in parte arrangiato e messo
assieme 13 pezzi musicali, con diverse distribuzioni delle parti con violino, flauto traverso,
dulcimer, oboe, arpa, chitarra, mandolino, cello, pianoforte e contrabbasso.
Delle immagini musicali melodiche e giochetti ritmici fanno risuonare in vari modi le
immagini della fiaba: in modo gaio, intimo, umoristico, trasognato, giocherellone, bizzarro.
Di nuovo due tipi di rappresentazione diversi – qui musica e danza – si collegano in maniera
congeniale.
La Ricerca della Felicità inizia in maniera spensierata e salterellando su una melodia allegra
al tempo di 6/8, in lungo e in largo per tutto il Paradiso, poi l’uno con l’altro in cerchio, su e
giù e oscillando verso il centro. Ancora senza desideri, “cantando e danzando” – così come la
giovane ragazza nella fiaba d’amore – sembra la musica.
1 Biografia di Gunnar Decker: Hermann Hesse. Der Wanderer und sein Schatten, München 2012, p. 5.
2 Hermann Hesse: Piktor’s Verwandlungen. Insel Taschenbuch 122, pp. 87-88.
3 Ibidem, p. 66.
Cammino e Meta precede con molti toni di lamento, forse un lagnarsi sui travagli della vita?
Poi inizia tutto d’un tratto un tempo veloce di tre battute, che con passi di valzer svelti viene
danzato in spirale verso l’interno e di nuovo verso l’esterno. Va su e giù, in avanti e indietro,
errando in diverse direzioni, come nella vita reale. Infine danziamo con agilità verso il centro
e di nuovo verso l’esterno. La musica con i suoi passaggi, con i cambiamenti di tempo e di
ritmo, trasporta sempre oltre chi danza.
Persi/o? nel Sogno riproduciamo con i primi passi la linea della falce di luna, ci apriamo in
spirale alla forza della luna e ci solleviamo e ci voltiamo verso il quinto passo importante. Ci
dondoliamo e giriamo avvolti nella magia della notte, le braccia continuamente in movimento,
dalla prima alla seconda posizione e al di là di noi stessi, colleghiamo l’Alto e il Basso, sogno
e giorno.
La Leggerezza dell’Essere arriva salterellando su delle corde, iniziamo sul Quattro terreno,
giochiamo maliziosi sulle punte dei piedi e sui talloni e continuiamo a danzare con passo
salterellante. Con la melodia del flauto ci rivolgiamo al centro: si va su e giù con piedi
leggeri, ci sciogliamo per un giro verso l’esterno e verso l’interno e ci colleghiamo di nuovo.
Nelle ultime due strofe il flauto e gli strumenti a corda suonano assieme in allegria.
La melodia gaia dell’Attimo gratificante viene presentata dall’arpa e ripresa continuamente
da altri strumenti. Questa danza consiste in soli dodici passi in quattro tempi di quattro
battute. Le braccia vengono portate in alto l’una dopo l’altra con port de bras, al quinto passo
ci solleviamo descrivendo un rond de jambe con il piede sinistro. Per un momento siamo
completamente rilassati, finché la forza di gravità e la musica – lo spazio e il tempo – ci
attirano di nuovo verso la terra.
La sospirata intimità a due, il tema di Hesse della polarità e dell’unità, appare nella doppia
natura e nel colloquio a due. La Doppia Natura si danza assieme a rombi e anche in due, uno
intorno all’altro, in un cambio di ritmo giocoso tra quattro passi di valzer sulla linea del
cerchio e quattro passi sul rombo. La melodia accentua chiaramente i passi sul rombo, mentre
l’arpa con un tempo di 6/8 suona intorno al Quattro. Segue un quinto passo in avanti, il piede
sinistro chiude nella terza posizione, e noi ci solleviamo e ci giriamo verso il centro, prima di
tornare nel cerchio comune a passi di valzer; il Dodici è sempre presente.
Nel Dialogo a Due, una melodia intima trasognata, iniziamo assieme con tre passi (breve
breve lungo). Sempre sulla linea del cerchio ci rivolgiamo l’un l’altro in coppie, ci leghiamo
con un port de bras, giriamo assieme, ci sciogliamo cambiando posto e prospettiva, prima di
unirci di nuovo tutti. Infine danziamo assieme verso il centro e verso l’esterno. È una
magnifica interazione quella di unirsi e sciogliersi di nuovo in dualità e unità con l’intero
cerchio.
Nella danza Radicato siamo confrontati totalmente con noi stessi, ci esercitiamo
singolarmente e sul posto con il nostro radicamento e la nostra balance, con gesti classici e
posizioni, con passi e giravolte, plié e relevé. Radice e corona/couronne vogliono essere
elaborate a partire dal centro ed essere esercitate in continuazione.
Hesse, un solitario, si è paragonato spesso a un albero (solitario), ha scritto (anche poesie) a
proposito degli alberi. Noi ballerini vogliamo davvero stare soltanto singolarmente, girandoci
su noi stessi (alla meno peggio)? O forse vogliamo anche percepire i segreti che fanno degli
alberi una foresta con tante forze e possibilità… già danzato in quattro in un quadrato
Radicati sprigiona nell’interazione tutta un’altra energia.
Nella Fonte della Vita danziamo mutuamente verso il centro. Attingiamo tutti dal centro e
lasciamo di nuovo scorrere l’acqua della vita con il passo indietro. A coppie costruiamo delle
porte, arriviamo alla couronne e ci uniamo tutti, prima di attingere all’interno e all’esterno per
poi tornare nel cerchio. Cinque volte risuona la melodia tranquilla, dapprima con il delicato
flauto traverso, poi subentrano il violino e l’oboe, finché il flauto conclude. Finalmente siamo
passati attraverso le porte della saggezza e formiamo assieme una corona.
Quando si è trovata la fonte, allora la Corrente magica del Divenire può iniziare a scorrere.
Un brioso ritmo di quattro tempi con accenti musicali cangianti, con passi e rotazioni veloci
porta i ballerini in avanti, sprizza per monti e per valli. Nell’ultimo tempo della parte B
interviene un ritmo a/di tre (con crome 3/3/2), qui si va in avanti in modo dinamico con tre
salti. Con tutti i diversi ritmi e sequenze di passi, cioè con 3 x 4; 3 x 3 + 3; 4 + 8 passi, si
ottiene sempre il Dodici, la corrente diventa un cerchio magico.
La danza Trasformazione è stata coreografata da Friedel Kloke-Eibl già prima di questo ciclo
di danza sulla canzone The flower that shattered the stone, interpretata da Shaina Noll. Uli
Führe ne ha scritta una versione strumentale. Il magnifico testo poetico di questo inno di
gloria cosmico è parte della coreografia. Canto e danza tendono in avanti, noi danziamo in
posizione orante verso il sole, saltiamo in una torsione verso l’esterno e facendolo attingiamo
energia dal centro. Poi, rivolti verso il centro, danziamo nove passi sul posto e colleghiamo
con le braccia molto tese il Sopra e il Sotto nel cuore, prima di essere portati oltre sulla via
della trasformazione, sempre con la melodia del canto in armonia, con la forza esplosiva del
tenero fiore nella sua ricerca della luce.
Quando finalmente si è raggiunta la capacità della trasformazione, danziamo, sì siamo quasi
sospesi nel Giardino del Paradiso. Non sarà mai raggiunto appieno: lasciamo il valzer, su un
tempo pari rafforziamo il cerchio con passi ponderati e all’undicesimo passo ci tendiamo
verso l’arabesque, verso il paradiso, che rimane sempre un luogo del desiderio… presto
raggiunto e già abbandonato.
Nelle danze dal passo leggero come Ricerca della felicità, Cammino e meta, Leggerezza
dell’Essere e Corrente magica mi viene sempre in mente quanto potrebbero essere graziose
queste danze con i bambini, con giovani ballerine, che saltano e saltellano così volentieri, per
lo meno quando non hanno ancora perso la gioia del movimento.
La ragazza salta con passo leggero nel Paradiso di Pictor, non pensa ancora a desiderare,
ancora totalmente nell’inconscio. Eppure l’infanzia e la giovinezza non sono un Paradiso
protetto, come dovette sperimentare anche Hermann Hesse4.
Noi ballerini per lo più adulti, maturi dobbiamo acquisire i passi e i salti complicati spesso
con difficoltà, siamo pesanti, incespichiamo sui cambiamenti di tempo e di direzione, ci
manca il fiato. La leggerezza del cammino attraverso il Paradiso delle trasformazioni vuole
essere elaborato e vissuto. La musica e le favole ci trasportano oltre e ci fanno dimenticare le
fatiche.
Le danze più tranquille come Radicati, Attimo gratificante, Persi nel sogno, Dialogo a due e
Gradini si esprimono in gesti; qui è richiesta la nostra capacità all’apertura del cuore. Quando
pensiamo di dover portare un peso troppo grande sulle spalle nella “vita vera”, è anche
difficile tirarci fuori dalla nostra chiusura nella danza, ci sfida nel nostro intero Essere-
Uomo/Donna.
Le immagini musicali di Führer sono contrapposte alle coreografie di Friedel, con i loro
elementi dalla danza classica, che sia nei passi o che sia nei gesti. Le danze riprendono
l’atmosfera delle favole e mettono in gioco la chiarezza dell’insegnamento delle posizioni in
tre gradi (livelli).
Anche la simbologia dei numeri, che nella musica e nella danza può essere nascosta o
evidente, può essere presa in considerazione da ogni ballerino/a (parlarne ulteriormente
supererebbe i limiti di questo articolo). Così nell’immagine e nella poesia, nella musica e
nella danza c’è infinito spazio per l’immaginazione, per degli aspetti nella vita personale e in
quella in comune.
4 Vedi in proposito la biografia di Gunnar Decker: Hermann Hesse. Der Wanderer und sein Schatten. München
2012.
Friedel Kloke-Eibl conclude le dodici danze sulle Trasformazioni di Pictor con la 13ª danza:
Gradini – Cerchi vitali.
Lei fa riferimento al titolo della poesia di Hesse Gradini, che si trova nella menzionata
edizione Insel5. Hermann Hesse scrisse questa famosa poesia nel 1942, due decenni dopo Le
trasformazioni di Pictor; in origine la poesia era intitolata Trascendenze.
Suoni di corde pizzicate portano ai “gradini”, con la seconda strofa gli strumenti ad arco
salgono e scendono le scale tonali, lo spazio tonale si espande alla quinta e presto oltre, il
violino sale sempre più su; nel mezzo della quinta strofa la musica e la danza finiscono sul
settimo passo, quando si smorzano portiamo la mano sinistra al cuore.
In questa danza l’essenza del cambiamento dell’anima viene espressa ancora una volta con
più insistenza, con il classico cammino in tre gradini: dalla 1ª posizione – “Guarda dentro di
te” – alla 2ª posizione – “Guarda attorno a te” – alla 3ª posizione – “Guarda su di te”.
Questo cammino in tre gradini noi ballerini non lo percorriamo soltanto nella formazione di
danza triennale, è un cammino che può estendersi a tutta la vita e oltre. Quando la vita ci
mette alla prova, iniziamo continuamente dalla propria visione per poter arrivare al rispetto,
alla lungimiranza e alla visione d’insieme.
Così l’ultimo suono in Gradini sull’ultimo passo lascia tutto aperto: pronto per il congedo e il
nuovo inizio, per nuovi cammini e nuovi spazi, per il richiamo della vita verso di noi, che non
finirà mai!
Cornelia Betz, settembre 2016
traduzione: Katia Cavallito, Torino
5 Hermann Hesse: Piktor’s Verwandlungen. Insel Taschenbuch 122, pp. 56-57.


Übersetzung des englischen Artikels

Wandlung – eine Einladung zur Transformation   von Lorraine Pratt

Der Nordosten Englands birgt viele Schätze, nicht zuletzt eine unglaublich schöne Küste mit Kilometer langem goldenem Sand. Wenn dieser Teil des Landes wunderbares Wetter hätte, wäre er mit Touristen überschwemmt. Jedoch kommt vermutlich ein nordöstlicher Wind von Sibirien, so dass die Landschaft selten mit Touristen belagert wird, es sei denn man nähert sich Lindisfarne, das auch als „Holy Island“ bekannt ist. Lindisfarne ist vom Festland abgeschnitten wenn die Flut herein kommt. Deshalb ist es notwendig, sich über die Gezeiten zu informieren, um zur Insel zu gelangen oder von ihr zurück zu kehren.

Voriges Jahr folgte ich einer Pilgerroute, die in Melrose, Schottland begann. Ich wanderte sechs Tage lang nach Lindisfarne und folgte dabei einem Pfad namens „Saint Cuthbert`s Way“.  Ich sage Pfad, aber es war keiner! Als Route zieht er andere Wanderer an und gelegentlich Pilger, die verrückt genug sind, um verschwiegene Wege, Wegmarkierungen und wenige Rastplätze aufzuspüren. Die Ausblicke sind atemberaubend, und keiner davon ist mehr willkommen als der auf Lindisfarne in der Ferne. Aber man muss es zeitlich im Griff haben, um den Damm zu überqueren.

Alljährlich lese ich „The Art of Pilgrimage“  (Die Kunst des Pilgerns) von Phil Couseneau und auch Margaret Silf`s Buch „Sacred Spaces“ (Heilige Räume). Viele Jahre diente mir „Sacred Spaces“ als Auftakt zu meinen achttägigen Exerzizien, und voriges Jahr fiel das Buch dann endgültig auseinander! Immerhin habe ich noch alle Seiten und ich schlug Kapitel sechs auf mit demTitel „Crossing Places, threshholds of growth“ (sinngemäß: Orte überqueren –  Schwellen des Wachstums).

Was ist der Augenblick, an dem wir an einer Schwelle stehen? Es ist ein Ereignis, das oft mit einer Veränderung der Lebensgewohnheiten verbunden ist, wenn man z.B. in eine neue Umgebung zieht, den Arbeitsplatz wechselt oder auch die Wirkung einer neuen Beziehung. Ich lade dazu ein, Zeiten in unserem Leben zu betrachten, die es verwandelt haben, um danach über den Tanz WANDLUNG nachzusinnen. Friedel Kloke-Eibl hat ihn choreographiert. Er ist ein Teil in der Geschichte von Piktor´s Verwandlung.

Ich möchte dich bitten eine Aufgabe auszuführen. Zeichne einen Weg und schreibe oder skizziere dazu einfache Zeichnungen oder Symbole, füge wichtige Ereignisse aus deinem Leben dazu, auch die Menschen und Orte, die deinen Lebensweg beeinflussten.


° Was war der Auslöser dieser Ereignisse?
° Welche neuen Schritte und welche neue Richtung bist du gegangen?
° Wie fühlte sich diese Zeit der Veränderung an?
° Was verlangte sie dir ab?
° Was half dir weiter?
° Hast du dir Zeit genommen um darüber nachzudenken was geschah?

Schwellen - Momente kommen nicht oft vor, aber sie sind wesentliche Ereignisse, die zu unserer persönlichen Wandlung beitragen.

Piktor kommt im Paradies an, aber er muss sich auf die Reise begeben, um Wandlung zu erfahren. Und selbst dann muss er entdecken, dass Wandlung kein Ende hat. Unser Leben ist ein Pilgerweg. Ich bin der/die ich bin aus den Erfahrungen heraus und auch wie ich auf sie eingegangen bin und wie ich sie auf meine nächsten Schritte Einfluss nehmen lasse.

Ich habe gelernt, dass der deutsche Begriff „Wandel“ ins Englische als „Change“ übersetzt werden kann. Wende heißt auf Englisch „turn“ und wandeln/wandern  bedeutet „walking“. Das griechische Wort `metanoia´ ist sehr häufig als „Buße“ übersetzt worden, aber einige Übersetzer haben mit diesem Begriff „Verwandlung“ gemeint, also eine spirituelle Umkehr, eine Art Sinneswandel (Merriam-Webster Dictionary). Andere übersetzten das Wort als „Umkehr“, als Änderung der Geisteshaltung, aber sie weisen auch darauf hin, dass für den Heiligen Paulus der Geist nicht einfach Verstand bedeutete sondern auch eine Veränderung des Lebens. Vielleicht indem man sein Denken völlig verändert, seine Prioritäten neu setzt, sich anders bindet und festlegt, eigentlich seinem Leben eine völlig neue Richtung gibt.

Im Tanz „Wandlung“ öffnet der Tänzer/die Tänzerin die Arme in W-Haltung und beginnt auf der Kreislinie mit zwei begeisterten Walzerschritten, um dann eine ganze Drehung zu machen. Dabei ist er/sie zur Mitte gerichtet, und die Bewegung geht über die linke Schulter. Mir ist bewusst, dass dies ein verletzlicher Augenblick ist, aber ich möchte mit offenem Herzen und wachem Geist weiter tanzen; und wenn es Wirkkraft haben soll, muss ich darauf vorbereitet sein, dass ich es wage, bei mir selbst zu bleiben und mich auf das Wesentliche meines Lebens zu besinnen, auf das was ich glaube und das, was mich persönlich betrifft, auf das wozu ich von Gott berufen bin. Wir sollten uns auch bewusst sein, dass wir zu drei Takten getanzt haben. „Die Drei ist die grundlegende Zahl der Schöpfung“ (Honoré de Balzac 1799-1850). Die  sprachliche Wurzel der DREI führt uns zurück auf Wörter wie „through“= hindurch und „threshhold „ = Schwelle. In vielen Beispielen, in denen die Zahl Drei auftaucht, gibt es Bezüge zu Wiedergeburt, Verwandlung und neuem Gelingen (siehe die Geschichte von König Arthur und die Suche nach dem Heiligen Gral, die der Weisen etc.). „Wir müssen daran glauben, dass es da etwas Heiliges gibt, das darauf wartet entdeckt zu werden, im Grunde genommen auf jeder Reise“ (Phil Cousineau: The Art of Pilgrimage).

Wir tanzen weiter mit zwei Walzerschritten; der vierte und fünfte Takt in der Musik. Die griechischen Philosophen nannten die Fünf „pentad“, die eine neue Ebene der Bewegung zum ursprünglichen Leben darstellt und einen besonderen Platz im Plan der Natur erfüllt.
 
„Es gibt eine Geometrie der Kunst genauso wie die des Lebens, und so wie es die Griechen vermutet haben, sind die beiden zufällig die gleichen“.
(Matila Ghyka 1881-1965)

Der St. Cuthbert`s Weg begann gleich zu Anfang mit einer Herausforderung. Ein sehr steiler Aufstieg. Meine „Drehung“ schien wohl zu sein, den Ausblick zu bewundern, wohingegen es ehrlich gesagt für mich darum ging zu atmen und ich mir dabei die Frage stellte, warum ich überhaupt diesen Weg ging! ABER, „Das Empfinden von Ehrfurcht und der Wahrnehmung des Wunders entspringt aus dem tiefen Erkennen des tiefen Geheimnisses das uns überall umgibt, und dieses Empfinden vertieft sich mit dem Wachsen unserer Erkenntnis.“ (Anagarika Govinda, geb. Ernst Lothar Hoffmann, 1898-1985). Fünf Verbindungen zum Geheimnis des Lebens und zum mathematisch Unendlichen – die Fähigkeit sich neu zu gestalten – das Geheimnis von Harmonie und Schönheit.

In den folgenden drei Musiktakten tanzt der Tänzer/die Tänzerin neun Schritte. Die Neun in Mythen und Mathematik weist die Möglichkeit auf, etwas zu einem Ganzen zu vollenden. Nach neun Monaten im Mutterleib sind wir bereit, in eine neue Welt geboren zu werden. Demnach fordert uns die Zahl Neun auf, den Horizont zu überschreiten.

Im Tanz öffnet sich der rechte Arm diagonal vom Herz hin zum Himmel und geht dann zurück, um die linke Hand vor dem Herzen zu überkreuzen. Diese Bewegung wird wiederholt, als ob  Suche und Sehnen füreinander offen sind.  Zeiten der Schwelle brauchen diese Offenheit, damit neues Leben entstehen kann.
„Was ist der Drang, der Impuls, die Vorstellung, die Idee, die dazu führt, dass wir uns aufgerufen fühlen, uns um jeden Preis zur Mitte der Achse jeder unserer verschiedenen Welten zu bewegen, dem kosmische Zentrum, der Quelle all dessen woran wir glauben?“ (The Art of Pilgrimage).

Wofür muss ich offen sein?
Drei von uns gingen diesen Weg um herauszufinden, ob er geeignet ist für eine Zeit der Besinnung, als Retreat mit jungen Erwachsenen. Am zweiten Tag war uns klar, dass dies nicht der Fall war. Der Weg erforderte, dass wir uns total  darauf konzentrieren mussten, wo wir gerade gingen, und es gab auch keine Stelle, um sich hinzusetzen, um die Ausblicke auf sich wirken zu lassen oder über das nachzusinnen, was gerade in einem selbst vorging.

Es ist interessant, dass der Tanz dies zulässt. Da gibt es Augenblicke, in denen sich Stille offenbart, auch in neun Schritten, bevor das Tanzmuster wiederholt wird und die Bewegung weiter geht. Obwohl ich die Drehung in dem Tanz als Stelle des Übergangs empfinde, glaube ich, dass das Ende der Sequenz, wenn der Tänzer/die Tänzerin auf der Kreislinie innehält und einen Augenblick in die Balance geht, mit den Armen in W-Haltung, dann einen Schritt zur Mitte, wieder in die Balance, sich dann von der Mitte zurück bewegt und - während er/sie ganz auf die Mitte hin gerichtet ist - den Körper rechts herum dreht in einer Spiralbewegung der Wirbelsäule, dann wieder auf den Fußballen die Balance und danach diese letzte Bewegung spiegelt. Es ist der Augenblick des „Kairos“ mit all dem Potential, das der weitere Weg in sich birgt.

Wenn man den Damm nach Lindisfarne überquert, braucht man Zeit und man muss wachsam sein. An jenem Tag mussten wir bis spät in den Nachmittag warten, bis die Flut zurück ging, und selbst dann hätten wir noch länger warten müssen, um über den Sand zu kommen. Wir gingen über den Damm, der für Autos geöffnet wurde. Wir blieben nicht ganz trocken, aber wenigstens sanken wir nicht in den nassen Sand ein. Als wir auf trockenem Boden ankamen und auf das Festland zurück blickten, war da ein Gefühl, etwas Großes geleistet zu haben, und wir staunten auch darüber, woher wir gekommen waren.

Mit den Jahren habe ich viele „Lebens-Landkarten“ gezeichnet mit Menschen, Orten und Ereignissen, dankbar für jeden Beitrag und manchmal erstaunt darüber wie sie meine Lebensreise beeinflusst haben. Ich kann von mir sagen, dass ich einer der Menschen bin, die „Wandlung“ auf eine Wunschliste schreiben. Die Freude als Pilger aufzubrechen, die Chance sich umzuwenden, die Richtung zu wechseln, inne zu halten, nachzudenken um sich dann wieder auf den Weg zu machen. Wer könnte am Ende eines Tages die Chance verweigern, verwandelt zu werden?

„Heilig ist, was unserer Ehrerbietung würdig ist, was unsere Ehrfurcht und unser Staunen erweckt und was, wenn wir es eingehend betrachten, uns völlig verwandelt.“ (The Art of Pilgrimage)

Würde ich St.Cuthbert`s Way noch einmal gehen? Nein, obwohl ich schon wieder daran denke, als nächstes den St Oswald`s Way zu gehen!


Übersetzung Christa Kattinger

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